Sprizzava acqua da un condotto guasto
in rue du Faubourg Saint-Denis questo pomeriggio,
copriva qualche metro
e finiva in un tombino con schianto metallico da fanfara
di altri canali e tubature amate
per perdere forma mille volte
e conservare il tinnito sorgivo a ogni membrana,
a ogni svolgersi cauto e accidentale
di curve e inganni ben congegnati.
s’il m’aime . . .
O un desiderio assurdo di prodursi
musicalmente suddividendo i fasci,
una macchina – felice disunione –
per i segreti dell’asfalto; sentieri stretti
che volgono verso il centro della terra,
una stella nera strappata a nessun cielo,
un firmamento cieco dove l’acqua brama
ricongiungersi ed evaporare insieme.
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